giovedì 13 ottobre 2016

Step 04

L'ARANCIONE NELLA MITOLOGIA


L'ARANCIONE NELLA MITOLOGIA GRECA E LATINA
Il colore arancione è uno dei sette colori che compongono lo spettro cromatico dell'arcobaleno il quale secondo la mitolgia era impersonificato dalla dea Iris la messaggera degli dei. 
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sposa romana con il flammeum
Dal punto di vista simbolico nella arancione sono racchiusi la passione e il sentimento del rosso moderati dalla sapienza aurea del giallo. Per questo motivo nella mitologia greca e latina l'arancione adorna gli abiti delle Muse e di Dionisio; per lo stesso motivo gli antichi romani avevano adottato l'arancione per gli abiti nuziali e per il flammeum, cioè il velo delle spose.
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Muse 
Al fine di capire a fondo il ruolo che ha avuto il colore arancione nell'antichità e sopratutto nella mitologia, è inevitabile considerare che tale colore si riconduce in modo molto stretto, quasi parallelo, al frutto di cui porta il nome (l'arancia).
Nella mitologia greca le arance sono descritte come le favolose “mele d’oro” del giardino delle Esperidi. Nella “Teogonia” diEsiodo si racconta che l’albero dei frutti d’oro era stato generato in occasione delle nozze tra Zeus ed Era, per farne un dono particolare e festoso. Gli agrumi diventarono così simbolo della fecondità e dell’amore; portare agli uomini questi globi d’oro riservati agli dei fu una delle fatiche che Ercole dovette compiere.
IL MITO:
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Il giardino delle esperidi
Le Esperidi (Egle, Esperetusa e Aretusa), figlie del titano Atlante, erano tre ninfe guardiane di uno splendido giardino, che si trovava ai confini occidentali del mondo conosciuto, in un luogo di cui i mortali non conoscevano l'ubicazione: da alcuni ipotizzata tra i monti dell' Atlante e l'Oceano. Mitologicamente le Esperidi simboleggiavano i doni dei frutti del giardino. Il meraviglioso giardino, infatti - conosciuto anche come "Il frutteto di Hera" custodiva un magnifico albero di frutti d'oro (arance), che donavano l'immortalità. I rigogliosi frutti crescevano dall'albero che Gaia, la Terra aveva regalato ad Hera nel giorno delle sue nozze con il Padre degli Dei. Hera diede alle ninfe il compito di proteggere e custodire il prezioso albero ed i suoi frutti; anche Ladone, un drago a cento teste che non dormiva mai, aveva il compito di sorvegliare l'albero e lo faceva arrotolandoglisi attorno. 
Eracle giunse in Illiria fino al fiume Eridano, patria del profetico dio del mare Nereo, lì incontrò delle ninfe che gli suggerirono di chiedere a Nereo la localizzazione del giardino; il dio si rifiutava, continuando a trasformarsi, mutando forma, ma Eracle lo costrinse, bloccandolo, a rivelargli il modo per impossessarsi dei frutti d’oro.
Continuando il viaggio arrivò alla rupe alla quale stava incatenato Prometeo e lo liberò. Anche da lui ebbe precisazioni del posto in cui avrebbe trovato il giardino.
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Eracle e Atlante
Nereo aveva consigliato a Eracle di non cogliere le arance con le sue mani, ma di servirsi di Atlante. Appena giunto al giardino delle Esperidi, Eracle chiese dunque al titano di fargli questo favore. Atlante, che aveva preso parte alla rivolta dei titani contro gli dei dell'Olimpo, era stato costretto per punizione a sostenere sulle spalle la volta del cielo; egli avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di avere un’ora di respiro, sarebbe dunque andato a prendere i frutti, ma Ladone gli incuteva paura, allora Eracle uccise il drago (che divenne una costellazione) scoccando una freccia al di sopra del muro del giardino. Poi chinò le spalle per accogliere il peso del globo celeste; Atlante si allontanò e ritornò poco dopo con tre arance colte dalle sue figlie. Il Titano assaporava la gioia della recuperata libertà. “Porterò io stesso le mele a Euristeo”, disse, “se tu reggerai il cielo sulle tue spalle per due o tre mesi ancora”. Eracle finse di acconsentire e chiese ad Atlante di reggere il globo un attimo mentre si fasciava il capo per reggere il cielo più facilmente. Atlante posò a terra i frutti e riprese la volta del cielo. Eracle subito raccolse le arance e si allontanò. Li portò ad Euristeo che non li tenne per sè. Atena provvide a riportarli nel giardino da cui provenivano.
Fonte: http://www.memoriadise.it/Labirinto/giardino_esperidi.htm

L'ARANCIONE NELLA MITOLOGIA ORIENTALE

monaci buddhisti
Nella mitologia orientale l'arancione riveste un ruolo di notevole importanza. Connesso alla luce, nella fattispecie quella solare e all'oro, l''arancione era inteso quale colore dell'illuminazione proprio per la combinazione tra le proprietà dell'oro (conoscenza) e del rosso (amore). Anche il termine persiano che descrive il colore delle vesti dei monaci buddhisti, cioè za'faran, significa appunto "illuminazione".




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